Saturday, April 19, 2008

Riso ai cranberries ispirato da Ottolenghi e tajine di pesce ai kumquat

Di ritorno da Londra, dove Alba mi ha fatto scoprire il meraviglioso Ottolenghi, ristorante, traiteur, bistrot per la prima colazione (i croissants sono migliori di quelli parigini) ho deciso di fare una cena non italiana per circa 40/50 invitati a casa di Ariel. La cucina italiana mi ha stufata, e che i parigini si aspettino da me paste e risotti alla milanese mi ha stufata ugualmente. Insomma, l'identità italiana mi ha stufata, e non mi piacciono quei piatti che trasudano con orgoglio olio d'oliva (è da tanto tempo che cerco di ribellarmi all'autorità dell'olio d'oliva, ma i mei amici italiani si indignano alla sola idea di metterne in questione i meriti).

Dunque, si cambia: il risotto è sempre risotto, ma ai cranberries e pistacchi. Ho cominciato il soffritto come al solito, olio, cipolla tagliata fine e ginger (ma candito, non fresco: effetto molto migliore e aggiunge un che di caramellato ai piatti davvero delizioso). Poi ho aggiunto i pistacchi (non salati, ovviamente!) e una parte dei cranberries, che avevo fatto gonfiare in una mistura di acqua tiepida e vino rosso, un po' come si fa per l'uva passa. Ho aggiunto zafferano e un po' di quei fagiolini piatti, le tàccole credo si chiamino in italiano, tagliati a pezzetti. Il riso era basmati, e il brodo vegetale. Tirato a cottura come al solito, verso la fine ho aggiunto il resto dei cranberries.
Voilà, squisito e originale.

Poi il secondo: avevo voglia di fare marinare del pesce negli agrumi e poi cuocerlo, una sorta di tajine agli agrumi che in realtà mescolava reminiscenze di piatti diversi (carpaccio di pesce agli agrumi imperante nei ristoranti italiani e tajines varie che avevo assaggiato in questi anni). Così ho fatto: ho comperato un grosso pesce bianco che mi sono fatta tagliare a pezzettoni (colin in francese, credo sia il nasello, o il merluzzo, insomma un pesce bianco dalla carne ferma e fresca) e l'ho lasciato marinare in una marinata di succo d'arancio, limone, limone verde, olio d'oliva, pepe, sale e un po' di erbe (origano che avevo riportato dalla Sicilia e verbena). Poi l'ho messo in un grande tegame di ghisa dal fondo spesso dove avevo giusto riscaldato un po' d'olio. Ho aggiunto degli squisiti kumquat che avevo trovato al mercato e ho lasciato cuocere una ventina di minuti senza coperchio, perché il liquido della marinata si riassorbesse. Ho verificato pepe e sale e ho servito così. Questi piatti sono l'ideale per un gran numero di invitati, perché una volta pronti, resistono a lungo nel tegame, anzi, migliorano senza scuocere.

Per dessert: crumble di mango e mele: ho fatto saltare le mele in padella con limone, zucchero e cardamomo, le ho disposte delicatamente sul fondo di una teglia in ceramica imburrata, ho aggiunto le fette di mango sopra e le briciole di impasto per il crumble (ricetta classica: 200g di farina, 200g di burro e 200g di zucchero di canna).

Buona cena, ma la gente era troppa, le voci confuse, le facce sconosciute, e sono crollata a letto alle dieci e mezza, dopo aver finito di servire tutti quanti, e ho dormito profondamente mentre in salotto la festa impazzava.....

Tuesday, April 08, 2008

Indian risotto!

Cold-ridden again and sneezing away on this suddenly chilly April evening, and what with the two of us afflicted with a slight belly ache, we wanted something light healthy and simple. I suddenly craved the tomato rice I make occasionally, with more ginger even than usual. Husband suitably shared the craving. There was no basmati rice in the house, though, for the usual method - only some vialone nano for risotto.

Well, why not make an Indian risotto? I began the usual way, a soffritto of one small shallot and lots of chopped fresh ginger, but added a few fresh curry leaves (from India by way of New York - I keep them in the freezer), a dried red Calabrian chili, and the tiniest super hot green chili I could find in the fridge. Then I added a good amount of quartered tomatoes - a mixture of the local, rounded type and the fabulously sweet "datterini" one finds here, already ripe, either from southern sun or from well appointed greenhouses, I still haven't determined. Then, the rice, salt, curcuma, and cold water. I brought the whole thing to a boil, added a mixture of cumin, coriander seeds and yellow mustard seeds, all ground together in the mortar; one clove, two whole peppercorns. Stirred as one does with risotto; added some fresh chopped ginger; needed more water, so boiled some in the kettle and added it, together with a little more salt, and a few pinches more of the ground spice mix. Took out all the curry leaves but one. Switched off the flame, added some ground black pepper.

Well: here is an avowedly strange dish that, what with the ginger, chili and specific spices, delivered all the medical properties required for our little ailments. But the result, I must confess, was excellent.